Terre del Reno
20 Aprile 2017
Nessun posticipo per la vendita all'asta dei macchinari e mancato accordo con la curatela della vecchia società. Trenta dipendenti senza lavoro

Per una settimana non si è evitato il fallimento della Manifatture Bonzagni

di Redazione | 2 min

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Per una settimana non si è potuto evitare il fallimento della Manifatture Bonzagni. L’ultimo atto si è concretizzato con il mancato posticipo per la vendita all’asta dei macchinari prevista per il 27 aprile, posticipo che avrebbe consentito all’amministratore delegato dell’azienda di Dosso di richiedere un’ulteriore proroga di una settimana per l’udienza dell’istanza di fallimento presso il tribunale di Brescia, dove ha sede legale la società.

Così però non è stato e quindi l’istanza di fallimento seguirà il suo iter. In questo modo fallisce un’azienda con 30 lavoratori occupati e una buona situazione di mercato per un debito di poche centinaia di migliaia di euro con la precedente fallita società.

“Una settimana – spiegano Femca Cisl Ferrara e i lavoratori della Manifatture Bonzagni – che avrebbe potuto determinare il pagamento del debito alla Curatela della precedente Bonzagni MB, visto che “sembrava” che fra la nuova e vecchia società e quindi fra l’Ad e il Curatore Fallimentare si fosse ormai addivenuti a un accordo sull’importo e sulle modalità di pagamento. Ma questo non è stato, si vede che “altri interessi” hanno prevalso rispetto a un accordo fattibile, rispetto a “comportamenti” che sono ancora figli del precedente fallimento, dove chi non dovrebbe più esserci… forse c’è ancora e dove, né la nuova Bonzagni e né il Curatore della vecchia, sono riusciti a concretizzare un accordo per certi versi facile”.

“Intanto però – aggiungono – per colpa di tutto questo, trenta famiglie a spasso? Intanto però… un’azienda importante del nostro territorio domani sarà chiusa? Intanto però… l’impegno di questi due anni mezzo dei lavoratori per risollevare l’azienda tutto vanificato? Come sindacato e lavoratori, in questi mesi non abbiamo mai puntato il dito verso presunti colpevoli per assolverne altri, passando dalla proprietà, all’amministratore delegato, al Curatore o a altre “entità”. Anzi, abbiamo solo cercato di far parlare e dialogare tutti i reali soggetti coinvolti per far sì che si trovasse una mediazione. Ma si vede che, appunto, “altre presenze” e ripetiamo “altre convenienze” hanno impedito tutto questo”.

Lavoratori e sindacato a questo punto intendono mettere in campo altre iniziative in attesa della nomina del Curatore fallimentare della nuova Bonzagni: “Non ci arrendiamo di certo, fallire non vuol dire chiudere, fallire non vuol dire che si azzerano responsabilità che non possono rimanere impunite, fallire non vuol dire che si debba accettare passivamente un sistema che, anziché favorire il lavoro, lo renda invece dipendente di faccendieri e burocrati”.

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